Fare una tesi sulla pet therapy

Perché fare una tesi sulla pet therapy? In questo articolo approfondiamo i punti di forza di tale argomento.

Negli ultimi anni la presenza di un animale da compagnia all’interno delle case degli esseri umani ha raggiunto livelli da alcuni punti di vista prima inimmaginabili. Si stima che in Europa siano circa 310 milioni di animali(tra cani,gatti,uccelli,criceti,pesci tropicali,tartarughe e animali esotici) che condividono la propria vita con quella degli uomini,in un rapporto quasi di uno a uno,considerata la popolazione pari a circa 341 milioni di individui. In Italia gli animali censiti sono intorno a 50 milioni. L’aumento di nuovi modelli di nuclei famigliari,rispetto al classico concetto di famiglia,costituiti sempre più da giovani single o da persone separate con o senza figli a carico e l’allungamento delle vita media, ha incrementato il numero degli anziani,spesso soli,con lo stile di vita occidentale stressante, ha sicuramente favorito questo processo;un animale è in grado di rispondere alle esigenze di contatto emotivo ed effettivo.

La Pet-Therapy costituisce un campo di studi ricco e stimolante per chi si occupa di bioetica animale. Essa è infatti “incentrata sul soggetto animale e sulle sue qualità specifiche intese come «risorse» di cui il terapista si avvale per realizzare il suo progetto terapeutico. Il presupposto su cui si fonda si fonda è che tra uomo e animale possa instaurarsi una relazione sul modello delle relazioni interpersonali e che quindi, come in ogni interazione, vi sia uno scambio di sentimenti, di affetti, di emozioni, che influenzano reciprocamente i due soggetti: da ciò discende la possibilità di impiegare in senso terapeutico tale incontro. Oggi più di ieri, si necessitano approcci e apparati coterapeutici, che riducano la medicalizzazione del paziente e lo stress derivato dalle lunghe degenze negli ospedali o nelle strutture di cura, così da massimizzare l’efficacia delle risorse sanitarie.

La Pet-Therapy, è una pratica di supporto alle forme di terapie tradizionali, atti a coadiuvare la terapia farmacologica, medica e psicologica in atto, e che prende in considerazione l’utente, nella sua totalità psicofisica ed emotiva. Si tratta di un progetto complementare, di una coterapia, un intervento di sussidiarietà dunque, che si avvale di prassi ben specifiche, che avvengono sotto forma di un rapporto a tre: un utente (bambino, anziano, persona malata), un animale e un operatore/conduttore.

L’espressione “Pet Therapy”, si riferisce a un pet, ossia un animale d’affezione; e una terapia, una cura volta ad apportare benefici alla salute. In italiano designa, in pratica, un uso terapeutico degli animali da compagnia. Seguendo l’analisi linguistica offerta da Marnati si apprende che: “Il termine «pet therapy» deriva etimologicamente dalla lingua inglese to pet: vezzeggiare, coccolare, abbandonarsi a effusioni amorose.

L’attuale pet-therapy nasce nel 1953, negli Stati Uniti, con il neuropsichiatra infantile Boris Levinson. Il medico osservò come il bambino autistico di nove anni, che aveva in cura e con cui non era riuscito a stabilire un’interazione, iniziò a giocare con il suo cane, e vide quanto il bambino si era fatto trasportare e quanto era coinvolto a livello affettivo in questa relazione.

Le terapie assistite con gli animali hanno pertanto assunto una sempre maggiore importanza negli ultimi anni, ed approfondire tale tematiche in un progetto di tesi è assolutamente consigliato se l’argomento è di proprio interesse, anche in virtù della ricca letteratura internazionale pubblicata sull’argomento.


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