L’appello

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Qual è il rimedio per contrastare una sentenza di primo grado che Ti ha dichiarato colpevole e Ti ha condannato ad anni di carcere?
Te lo spiego in questo video.

Di fronte ad una condanna di primo grado l’unico modo per contrastare la prima decisione sarà ricorrere in appello impugnando la sentenza del Primo Giudice.

Impugnare la sentenza di primo grado significa ricorrere innanzi ad un Giudice Superiore, la Corte d’Appello territorialmente competente, censurando la sentenza impugnata.

Ma quali sono gli obiettivi?

Obiettivo n. 1: ribaltare il giudizio del primo giudice e quindi affermare la tua innocenza; Oppure, obbiettivo n. 2, ottenere una pena meno grave e più giusta.

Come si fa?

Andiamo per ordine.

Nella maggior parte dei casi il Giudice emetterà il c.d. dispositivo, ovvero emetterà la declaratoria di colpevolezza e la condanna alla pena di giustizia; oppure, in altri casi, la sentenza presenterà la comminazione delle pene accessorie (es. interdizioni dai pubblici uffici) e il risarcimento del danno nei confronti della persona offesa.

Dunque, in un primo momento, abbiamo soltanto una decisione, diciamo così, “secca”; ma non abbiamo ancora la parte motiva della sentenza, ossia le ragioni per le quali il Giudice ha deciso di condannare.

Quindi occorrerà attendere il deposito della motivazione e, una volta che la sentenza è stata depositata presso la cancelleria del Tribunale competente, il tuo Difensore di fiducio dovrà, dopo averla studiata attentamente, redigere i motivi d’appello.

Attenzione: i motivi d’appello devono essere scritti e depositati entro un determinato lasso di tempo stabilito ex lege.

Occhio: se l’atto verrà depositato fuori termine allora la sentenza diverrà esecutiva e l’atto d’appello, depositato in ritardo, sarà inammissibile.

Il che significa che ti verrà precluso il diritto di instaurare l’appello.
Detto questo, dicevamo che il Difensore dovrà scrivere i motivi d’appello.

Scrivere i motivi d’appello non significa compilare un semplice prestampato o sfornare un atto in ciclostile o, ancora, fare un’operazione di “taglia e incolla”, ma è una vera e propria operazione intellettuale.

Significa che il Difensore dovrà:

Censurare, punto per punto, la sentenza di primo grado criticando l’iter argomentativo e la valutazione delle prove del Primo Giudice.
Ciò significa, ad esempio, che se il Giudice ha ritenuto provata la colpevolezza dell’imputato sulla scorta di una testimonianza fornita da un teste che:

– ha reso dichiarazioni illogiche e contradditorie ;

– ha reso dichiarazioni smentite da altri testi;

– con precedenti per calunnia o falsa testimonianza (cosa che vi posso assicurare non è un’ipotesi di scuola).

Bene, allora tutto questo sarà un buon argomento per i tuoi motivi d’appello che andrai a depositare.

Dopo di che occorrerà aspettare la fissazione dell’udienza.

Il processo in appello non vedrà un secondo processo ove sfileranno nuovamente i testimoni ma, nella maggior parte dei casi, sarà soltanto un’unica udienza in cui il Difensore dovrà criticare la sentenza di condanna attraverso l’arma dell’arringa (ovviamente sulla scorta delle motivazioni offerte nell’atto d’appello previamente depositato).

In questo caso si passa dall’arte della scrittura a quella della parola.

Vale a dire che i concetti che sono stati espressi su carta dovranno essere arricchiti ed espressi utilizzando l’arte oratoria del tuo difensore.

Cioè far comprendere al Collegio Giudicante, attraverso un ragionamento espresso con pathos, con toni accorati, con una gestualità risoluta la bontà e il valore della propria tesi difensiva.
Questa sarà l’arringa del Tuo Difensore.

Dopo di che il Giudice deciderà sulla base dell’atto scritto e dell’arringa.

Al Giudice l’ardua sentenza.

***

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Io sono Francesco D’Andria e sono dalla tua parte.

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